incominciare un articolo con una storiella personale, per
esempio. E questa sarebbe anche una storiella nella storiella visto che
incomincio tutti gli articoli con una storiella personale per poi tagliarla
senza rimpianti nella versione pubblica, come un'amputazione lirica, una
resecazione dell'ego; che è poi un'altra storiella molto vecchia che ha a che
fare con la macelleria.
Ma sia quel che sia, la storiella è questa: ogni sabato
sera faccio ruotare il divano color petrolio di circa 50°, cosicché si venga a
trovare direttamente di fronte allo schermo dell'iMac, che a sua volta deve
ruotare in direzione inversa per circa 20°. E' un rito cosmologico visto che
parte della mia vita ruota intorno alle serie TV: le stelle si allineano e lo
spettacolo ha inizio. Le stelle fra l'altro si adattano benissimo alla TV
eccetera, in particolare il fatto che la luce della TV americana giunge in
ritardo qui, e non per frammenti di secondi ma ore, e dunque tutta la storia
della stella che potrebbe essere già esplosa si potrebbe tradurre nel fatto che
la puntata già in onda potrebbe essere una cagata pazzesca anche se dobbiamo
ancora guardarla eccetera. Il che non ha senso, e ancor meno che io passi il
mio sabato sera guardando Helix, uno show di SyFy che parla di un'esplosione
epidemica in una base artica. La mia amante misofoba passa l'aspirapolvere sul
divano e ignora che la promessa di un Vaporetto è solo di un qualsiasi
dongiovanni: là ci darem la mano, là mi dirai di sì eccetera. Come dire che
prima o poi, là, cioè altrove, non qui e non ora comunque, c'è un mondo
steampunk dove il detergente dell'Esselunga, che c'è scritto candeggina ma noi
sospettiamo sia soda caustica, è sempre pieno. Così lei ha sbalzi di dopammina
pensando a una superficie pulita, io mi occupo di sporcare perché l'unico modo
in cui funziona una coppia è se nessuna promessa verrà mantenuta: l'unico modo
di amare è nell'anticipazione, o forse l'unico modo di guardare la TV, senza
dubbio Helix.
La mia amante bacillofobica ha finito col divano e trepidanti ci
sediamo, ognuno al proprio posto come Sheldon Cooper, io a destra lei a
sinistra. E' tipo il martedì, quando facciamo la stessa cosa per The Following,
un'altra storia che non ha molto senso ma almeno è martedì, c'è Kevin Bacon e,
soprattutto, Joe Carroll, il più grande scrittore al mondo, del mondo, della
storia e dell'universo. Invece è sabato, mi basta fare tac sulla barra
spaziatrice e tutta l'anticipazione si scioglie non appena compare il faccione
di Alan Farragut, il boss del CDC (Center for Disease Control and Prevention)
che dovrebbe gestire l'infezione nella base artica ma in sette puntate ha fatto
solo la figura del coglione. Dovete sapere (o forse lo sapete) che Alan
Farragut ha passato credo cinque episodi a espirare con voce sofferente il nome
del fratello infetto, Peter, Peter, Peter... La mia amante, ora più
tranquilla perché il tasso di sporcizia è sotto a una soglia accettabile, lo
imita benissimo e a letto mi chiama così, Peter, Peter... In pratica, Peter è
un personaggio che passa la maggior parte di Helix su un lettino e al quale gli
altri personaggi, soprattutto il rantolante Alan, rompono il cazzo con svariati
sermoni (per la cronaca, la paura dei sermoni si chiama homilofobia). E' così
che veniamo a sapere tutto di tutti i personaggi e, sfortunatamente, oltre a
essere questa cattiva scrittura, spiegazionismo selvaggio, è così che capita
che un sacco di personaggi interessanti (oh, Doreen) muoiono mentre Peter sopravvive (tanto
per essere sicuri, l'hanno di recente ibernato). Ora, soprassediamo
sull'idiozia di una base permanente nell'artico che, fra l'altro, starebbe lì
da vent'anni o su certe linee di dialogo come "se conosco Peter sta ancora
nei condotti d'areazione perché da piccolo giocava sempre in soffitta"; ma,
ditemi, come si arriva a scrivere uno show televisivo di fronte al quale il
divano diventa una croce e lo spettatore può solo gridare: autore, autore,
perché mi hai lasciato?
Con i romanzi è più difficile il non senso, perché lo sforzo
dell'autore si vede sempre, anche quando il risultato è pessimo (cioè nel 99%
dei romanzi pubblicati). Con la TV invece sembra proprio che ci pigliano per il
culo e, anche, non si capisce perché noi ci facciamo tranquillamente pigliare.
Infatti non ha senso guardare qualcosa che non ha senso. Non che tutto debba
aver senso, non voglio resuscitare gli anni '70 (il dibattito sul senso, no!); non ha senso nel
senso che si è arreso, che anche noi ci arrendiamo, che c'è una resa bipolare,
tutti si arrendono all'inerzia della pace del senso: tu non vuoi dire niente e
noi non vogliamo sapere niente.
Esiste un'idea di fango e sporcizia, si chiedeva
Platone? Esiste un'idea di Helix? Da un punto di vista assiologico chiaramente
no, se dobbiamo tendere a The Wire allora Helix è fuori dal gioco dell'essere,
ma sul piano ontologico le cose sono un po' diverse: tutto ciò che è piccolo
non è grande e dunque c'è molta più piccolezza nella grandezza di quanta
piccolezza nella picolezza. Mi seguite, no? Neanch'io. Continuo a pensare:
perché, perché non fate scrivere Helix a Joe Carroll?
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