martedì 18 febbraio 2014

NON HA SENSO

incominciare un articolo con una storiella personale, per esempio. E questa sarebbe anche una storiella nella storiella visto che incomincio tutti gli articoli con una storiella personale per poi tagliarla senza rimpianti nella versione pubblica, come un'amputazione lirica, una resecazione dell'ego; che è poi un'altra storiella molto vecchia che ha a che fare con la macelleria.

Ma sia quel che sia, la storiella è questa: ogni sabato sera faccio ruotare il divano color petrolio di circa 50°, cosicché si venga a trovare direttamente di fronte allo schermo dell'iMac, che a sua volta deve ruotare in direzione inversa per circa 20°. E' un rito cosmologico visto che parte della mia vita ruota intorno alle serie TV: le stelle si allineano e lo spettacolo ha inizio. Le stelle fra l'altro si adattano benissimo alla TV eccetera, in particolare il fatto che la luce della TV americana giunge in ritardo qui, e non per frammenti di secondi ma ore, e dunque tutta la storia della stella che potrebbe essere già esplosa si potrebbe tradurre nel fatto che la puntata già in onda potrebbe essere una cagata pazzesca anche se dobbiamo ancora guardarla eccetera. Il che non ha senso, e ancor meno che io passi il mio sabato sera guardando Helix, uno show di SyFy che parla di un'esplosione epidemica in una base artica. La mia amante misofoba passa l'aspirapolvere sul divano e ignora che la promessa di un Vaporetto è solo di un qualsiasi dongiovanni: là ci darem la mano, là mi dirai di sì eccetera. Come dire che prima o poi, là, cioè altrove, non qui e non ora comunque, c'è un mondo steampunk dove il detergente dell'Esselunga, che c'è scritto candeggina ma noi sospettiamo sia soda caustica, è sempre pieno. Così lei ha sbalzi di dopammina pensando a una superficie pulita, io mi occupo di sporcare perché l'unico modo in cui funziona una coppia è se nessuna promessa verrà mantenuta: l'unico modo di amare è nell'anticipazione, o forse l'unico modo di guardare la TV, senza dubbio Helix.


La mia amante bacillofobica ha finito col divano e trepidanti ci sediamo, ognuno al proprio posto come Sheldon Cooper, io a destra lei a sinistra. E' tipo il martedì, quando facciamo la stessa cosa per The Following, un'altra storia che non ha molto senso ma almeno è martedì, c'è Kevin Bacon e, soprattutto, Joe Carroll, il più grande scrittore al mondo, del mondo, della storia e dell'universo. Invece è sabato, mi basta fare tac sulla barra spaziatrice e tutta l'anticipazione si scioglie non appena compare il faccione di Alan Farragut, il boss del CDC (Center for Disease Control and Prevention) che dovrebbe gestire l'infezione nella base artica ma in sette puntate ha fatto solo la figura del coglione. Dovete sapere (o forse lo sapete) che Alan Farragut ha passato credo cinque episodi a espirare con voce sofferente il nome del fratello infetto, Peter, Peter, Peter... La mia amante, ora più tranquilla perché il tasso di sporcizia è sotto a una soglia accettabile, lo imita benissimo e a letto mi chiama così, Peter, Peter... In pratica, Peter è un personaggio che passa la maggior parte di Helix su un lettino e al quale gli altri personaggi, soprattutto il rantolante Alan, rompono il cazzo con svariati sermoni (per la cronaca, la paura dei sermoni si chiama homilofobia). E' così che veniamo a sapere tutto di tutti i personaggi e, sfortunatamente, oltre a essere questa cattiva scrittura, spiegazionismo selvaggio, è così che capita che un sacco di personaggi interessanti (oh, Doreen) muoiono mentre Peter sopravvive (tanto per essere sicuri, l'hanno di recente ibernato). Ora, soprassediamo sull'idiozia di una base permanente nell'artico che, fra l'altro, starebbe lì da vent'anni o su certe linee di dialogo come "se conosco Peter sta ancora nei condotti d'areazione perché da piccolo giocava sempre in soffitta"; ma, ditemi, come si arriva a scrivere uno show televisivo di fronte al quale il divano diventa una croce e lo spettatore può solo gridare: autore, autore, perché mi hai lasciato?

Con i romanzi è più difficile il non senso, perché lo sforzo dell'autore si vede sempre, anche quando il risultato è pessimo (cioè nel 99% dei romanzi pubblicati). Con la TV invece sembra proprio che ci pigliano per il culo e, anche, non si capisce perché noi ci facciamo tranquillamente pigliare. Infatti non ha senso guardare qualcosa che non ha senso. Non che tutto debba aver senso, non voglio resuscitare gli anni '70 (il dibattito sul senso, no!); non ha senso nel senso che si è arreso, che anche noi ci arrendiamo, che c'è una resa bipolare, tutti si arrendono all'inerzia della pace del senso: tu non vuoi dire niente e noi non vogliamo sapere niente.


Esiste un'idea di fango e sporcizia, si chiedeva Platone? Esiste un'idea di Helix? Da un punto di vista assiologico chiaramente no, se dobbiamo tendere a The Wire allora Helix è fuori dal gioco dell'essere, ma sul piano ontologico le cose sono un po' diverse: tutto ciò che è piccolo non è grande e dunque c'è molta più piccolezza nella grandezza di quanta piccolezza nella picolezza. Mi seguite, no? Neanch'io. Continuo a pensare: perché, perché non fate scrivere Helix a Joe Carroll?

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