martedì 19 novembre 2013

IL VOLO DI FABIO

"Una volta una persona mi disse che io raccontavo la vita di quelle case in cui si sente odore di broccoletti. Non ho mai capito se fosse un complimento, una constatazione o se in qualche modo stesse cercando di offendermi. Qualsiasi fosse l'intenzione, aveva ragione".

Il Corriere della Sera non è un palco per Fabio Volo ma il banco degli imputati, e Fabio Volo vuole il suo "giorno in pretura". La prima frase della sua testimonianza (una testimonianza che —come vedremo—intende non tanto discolparlo quanto accusare chi lo incolpa) stabilisce subito una cosa: Fabio Volo è una persona perché, una volta, è stato riconosciuto da un'altra persona. Isolate il centro nevralgico della frase e ne avrete anche il significato: "una persona mi disse che io scrivo la vita". Già che c'è, Volo suggerisce che la vita di cui scrive, evidentemente quella vera, è quella di un passato non ben definito in cui la vita era forse più semplice, in cui l'odore leggermente nauseante (ma verace) dei broccoletti non era coperto dai profumi artificiali dell'Italia di oggi.

La frase successiva si riferisce all'ambiguità di ciò che gli ha detto la persona e non è solo un esercizio di falsa modestia, anzi non è affatto falsa modestia ma la pietra angolare della strategia di difesa di Volo: mettiamo che tu persona volessi offendermi; puoi dirmi quello che vuoi, puoi sminuirmi quanto vuoi ma non ti rendi conto che, così facendo, non fai altro che confermare ciò che sono. Insomma, Fabio Volo sale sul banco degli imputati (nessuno glielo aveva chiesto) e, prima di articolare la sua difesa, fa quello che fanno spesso coi loro clienti gli avvocati dei telefilm: si offre come persona e come vittima. Si umanizza.


domenica 10 novembre 2013

TV: 2013

Una lista del meglio della TV nel 2013

martedì 5 novembre 2013

CONTENUTI E CONTENITORI 2.0

Il titolo è sviante. La TV non contiene, siamo noi i contenitori. E la TV è un fornello a induzione, è un campo magnetico che scalda lo spettatore adeguatamente interfacciato. La vecchia TV a gas produceva calore e sapeva riscaldarci, cucinarci e bollirci; promuoveva se stessa con marketing autoerotico, rideva di se stessa con le canned laughs, si sbrodolava addosso un’identità autoreferenziale arrivando persino a sopprimere la figura del cittadino-concorrente per far competere le sue star e toglierci anche quel minimo diritto a dieci minuti di celebrità. La nuova TV è fredda, ci scalda solo a condizione che il fondo dei nostri occhi sia in ferromagnetico o che disponiamo di un adattatore.