martedì 18 dicembre 2012

HOMELAND: NELL'OMBRA DELL'11 SETTEMBRE

La seconda stagione di Homeland è una metonimia dell'11 Settembre e al contempo un'estensione concettuale dell'attacco alle Torri Gemelle. E' in questo senso che tutto ha senso, che non possono esistere buchi narrativi nella storia tranne per chi improvvisamente (o meno improvvisamente) vuole capire tutto, vuole spiegare tutto, o si è accorto che Homeland è Giulietta e Romeo nel 21° secolo solo ieri o ha una teoria precisa e inconfutabile sulla preparazione dell'11/9 o, magari, non ci pensa proprio perché è solo e semplicemente accaduto che le Twin Towers siano crollate.

lunedì 10 dicembre 2012

APPUNTI SULLA SECONDA STAGIONE DI HOMELAND

2/10/2012 · The Smile

Sappiamo perfettamente che raccogliere zucche e correggere temi di terza elementare non è il destino di Carrie. Infatti, Israele ha appena bombardato quattro siti nucleari iraniani (è plausibile che l'unica reazione del mondo arabo—ma gli iraniani non sono arabi, come ci ricorda giustamente Dana—siano proteste qua e là?) e la Storia non può certo continuare senza la storia di Carrie.


domenica 9 dicembre 2012

TV: 2012

Una lista di alcuni dei migliori show dell'anno.

venerdì 26 ottobre 2012

LA TV DEL FUTURO (IV): IL FUTURO DELLA TV

L'Infinite Jest di Wallace è un po' come la barzelletta che uccide dei Monty Python (adoro quando i soldati inglesi saltellando verso le linee nemiche leggono la traduzione tedesca della barzelletta), un intrattenimento così perfetto che, dopo, nessun intrattenimento è possibile. E' l'intrattenimento come soluzione finale.

LA TV DEL FUTURO (III): BIOTELEVISIONE

Come ho già detto, piuttosto che parlare di fine della televisione preferisco parlare di fine della storia della televisione. Alla fine di questa storia ne incomincia un'altra: quella di un nuovo mostro, la biotelevisione, un'esperienza identity-specif, forse debrandizzata, evenemenziale, fatta anche ma non solo di video on demand, programmazione reality oriented e talk show, non TV ma manco HBO, sinergetica più che sinergica, massive-mediale più che multimediale, nella quale gli spettatori saranno partigiani gassosi di fazioni diagonali.

LA TV DEL FUTURO (II): TV INTERPASSIVA

La prima evoluzione della TV narco-ipnotica è TV narco-ipnotica brandizzata (cioè offerta interpassiva dedicata), lo stadio finale della TV narco-ipnotica è l'attuale biotelevisione, un complesso sistema ecologico inter-attivo-passivo che non ha ancora raggiunto la sua compiutezza, cioè una televisione nella quale l'interpassività non è più uno standard ma solo una delle possibili offerte.

Ma come si è passati da un sistema interpassivo a un sistema parzialmente interattivo? Quali sono esattamente le caratteristiche della TV interpassiva?

LA TV DEL FUTURO (I): LA TV DEL PASSATO O TV NARCO-IPNOTICA

Partiamo da qui: tutti si lamentano del sistema di monitoraggio dei rating Nielsen. Non da ieri ma da qualche anno. Alla fine Nielsen, il cui monopolio non è esattamente in pericolo ma un po' sì, ha deciso che è meglio prevenire che curare: la prossima mossa sarà adottare un nuovo sistema di monitoraggio. Partiamo anche da qui, cioè da questo articolo (british) che parla di questo nuovo sistema e che sia spiega in cosa esso consista (in soldoni, Nielsen monitorerà anche Internet, Netflix, Hulu, ecc.) sia ci ragiona un su. Quel che Cory Barker, l'autore dell'articolo, dice è (ancora in soldoni) questo: il nuovo sistema Nielsen potrebbe essere un vantaggio per lo spettatore perché tiene in considerazione anche media differenti dall'apparecchio televisivo e dunque spettatori differenti che, altrimenti, neanche guarderebbero un particolare show... E' un'ipotesi ragionevole?

Se avete letto questo mio articolo sulla cancellazione di Luck (lo show di David Milch abbattuto come un cavallo), saprete che distinguo la TV del passato e quella del futuro con due diciture: medium narco-ipnotico e biotelevisione. La televisione del presente si trova a metà fra queste due espressioni.

martedì 2 ottobre 2012

TERRORE E TERRORISMO NELLA TV CONTEMPORANEA

C'è una cosa che accomuna Homeland, Last Resort e Person of Interest. In Last Resort l'equipaggio del sottomarino Colorado rifiuta di obbedire all'ordine di lanciare un attacco nucleare contro il Pakistan scardinando il meccanismo automatico della catena di comando. In Person of Interest, il protagonista Finch ha impedito al governo di appropriarsi della sua macchina pre-cog (e senziente) per evitare che diventasse un'arma da usare sugli individui che avrebbe dovuto proteggere. In Homeland il casus belli o piuttosto il casus conversionis ad verum Deum è un attacco con i droni.

Le tre premesse di questi show non hanno solo a che fare con gli automatismi tecnologici (o tecnocratici) che minacciano in particolare la nostra capacità di controllare (per quanto possibile) le conseguenze delle nostre azioni, per esempio di dosare la forza durante un attacco (come accade in Homeland e Last Resort) o di dosare il rigore del giudizio (come in Person of Interest). Soprattutto hanno a che fare con l'automatismo della nostra libertà, l'automatismo della democrazia e l'automatismo della nostra presunta centralità nella storia del mondo.

venerdì 28 settembre 2012

LOUIECEPTION: IL SOGNO DELLA COMMEDIA

Ogni episodio di Louie ha l'incipienza dellla realtà e l'incipienza del sogno. Infatti, non è tanto assurdo dire che Louie è lo show più realista in televisione e anche quello più onirico, uno show che ha picchi e baratri di serotonina, nel quale la neorealistica sincerità di un padre che non riesce a controllare il figlio adolescente (come in Bully della prima stagione) convive con contenuti psichici rimossi come per esempio Janet, l'implausibile ex moglie nera di Louie che è una metonimia di moglie, come se l'effetto-moglie avesse preso il posto della causa-moglie (che è forse ciò che intende Louis C.K. quando dice di aver scelto un'attrice afroamericana per interpretare Janet perché sentirsi dire da una nera di trovare un lavoro serio ha un effetto del tutto diverso che sentirselo dire da una bianca).

lunedì 17 settembre 2012

BOARDWALK EMPIRE: RIEMPIRE LA NOIA DI VUOTA VIOLENZA

Il ladro che Nucky ammazza nella seconda scena della premiere della terza stagione di Boardwalk Empire muore molto prima, durante un monologo narcolettico che avrebbe mandato in coma anche un santo. In questo monologo di Nucky sulla funzione dei ladri nel sistema economico, tranne la constatazione dell'ovvio non c'è nulla, neanche quell'ironia che si trova per esempio in una Divagazione (sul lavoro produttivo) del 1861, nella quale Marx dimostra con irrefutabile logica che il delinquente è una delle colonne portanti del sistema economico. Cito quel breve saggio di Marx non solo perché, a differenza di quella di Boardwalk, è un esempio di grande scrittura ma anche perché ci ricorda che i delinquenti, e dunque i gangster, sono a loro modo forze produttive all'interno di una società e che la violenza è per queste forze uno strumento, un mezzo e non un fine. Cosa che si potrebbe dire anche della narrazione: se la violenza diventa il fine di una storia non c'è più alcuna storia, solo violenza, ma se la violenza è il mezzo allora sostiene tutti i vari eroi che la avversano (senza i delinquenti non ci sarebbero procedurali) o gli anti-eroi che ne fanno uso per ottenere qualsiasi cosa vogliano ottenere, potere, fama, gloria o, più comunemente, profitti.

venerdì 13 luglio 2012

LOUIE E I DIVIETI DEL LINGUAGGIO

A un certo punto di Miami, Ramon, il baywatch che gli ha "salvato la vita", dice a Louie che quello che fa—cioè far ridere la gente—è importante. E, okay, chi può dargli torto. Ma ciò che Ramon non sa è che Louis C.K. non fa semplicemente ridere perché, mentre lo fa, ci invita in una zona dell'esistenza priva di comfort dove l'atto del ridere diventa una pratica filosofica e —se siete disponibili a spendere un po' di tempo—più tardi si trasforma in una pratica meditativa. In altre parole, i grandi comici sanno nascondere nel ridicolo una grande verità, i geni del comico (come Groucho Marx e Louis C.K.) in una grande verità sanno mostrare ciò che la rende ridicola.

mercoledì 28 marzo 2012

QUAL E' LO STATO DI SALUTE DEL RECAP TELEVISIVO?

Leggendo questo sfogo di Rich Juzwiak su Gawker mi è tornato in mente un articolo la cui gestazione risale a poco più di un mese fa. Ciò che dice Juzwiak è in sostanza questo: ho versato milioni di parole scrivendo recap di show televisivi, spesso alla velocità della luce nelle ore successive alla messa in onda, sono diventato sostanzialmente una "recapping machine" e, come se non bastasse, nel frattempo i recapper si sono moltiplicati elevando il testosterone critico e saturando l'etere digitale. Dunque, basta, non ne posso più, fine, kaput.

sabato 17 marzo 2012

ETICA DELLA FINE

HBO ha cancellato Luck, il nuovo show di David Milch, dopo il terzo incidente a un cavallo. A mia memoria è la prima volta nella storia della televisione che uno show viene cancellato per ragioni animaliste, che poi significa umanitarie visto che la questione chiaramente non riguarda il benessere degli animali ma il senso di colpa degli uomini (sempre che la questione riguardi proprio questo e non le pubbliche relazioni della HBO o i conflitti fra i due showrunner, Milch e Mann, o gli ascolti* o qualsiasi altra cosa che per ora ci sfugge). La cosa interessante è che questa cancellazione inaugura un precedente e, al contempo, rappresenta un successivo, un'evoluzione naturale dell'atteggiamento dei network nei confronti dei loro prodotti.

* Per quanto secondo la "logica cable" gli ascolti siano un problema secondario, c'è invariabilmente una relazione fra i costi di uno show e il ritorno in spettatori e brand. Forse gli ascolti non hanno influito sulla cancellazione di Luck ma con ascolti più alti, come hanno notato in molti, probabilmente lo show non sarebbe stato cancellato.

giovedì 1 marzo 2012

DA DEADWOOD A LUCK (II)

Temi ricorrenti nella mistica televisiva di David Milch: equini differenziali e frattali esotici


6. Da Deadwood a Luck

Se Deadwood è, come The Man Who Shot Liberty Valance, un mito di fondazione, una Orestea del Far West, Luck è un canto della dissoluzione. Solo cinque episodi sono andati in onda e nessuno può sapere cosa intonerà Milch nelle future stagioni (lo show è già stato rinnovato per una seconda*), tuttavia per ora molti dei temi di Deadwood sembrano essere confluiti in Luck.

* In seguito, è stato de-rinnovato e cancellato per la morte di un cavallo. Ne parlo qui.

DA DEADWOOD A LUCK (I)

Temi ricorrenti nella mistica televisiva di David Milch: necessità della storia e necessità dell'individuo.

1. Introduzione

The Man Who Shot Liberty Valance, il film di John Ford del 1962, è un lungo flashback che narra la storia dell'uomo che, intorno al 1870 (gli stessi anni di Deadwood), uccise il bandito Liberty Valance (Lee Marvin): non come vuole la leggenda il senatore Ransom Stoddard (James Stewart), allora un giovane avvocato nella cittadina western di Shinbone, ma il pistolero Tom Doniphon (John Wayne). E' Stoddard, ormai invecchiato, a raccontare gli eventi che portarono all'uccisione di Valance, ovvero a quel duello che lui, inetto con la pistola, non avrebbe mai potuto vincere se Doniphon non lo avesse coperto da lontano sparando con un fucile.

sabato 4 febbraio 2012

SESSO, BUGIE E SIGARETTE

Il seguente articolo può essere meglio apprezzato dopo una buona dose di caffé e, soprattutto, dopo aver rivisto il pilot di Mad Men (Smoke Gets in Your Eyes) e visto (o rivisto) The Apartment di Billy Wilder. (Quel che segue contiene SPOILER della prima stagione dello show e leggeri SPOILER delle stagioni successive).

lunedì 23 gennaio 2012

TELEVISIONE POLITICA E POLITICHE TELEVISIVE: IN ITALIA BORGEN SAREBBE IMPOSSIBILE

Borgen è un mirabile show danese che probabilmente non guarda nessuno, uno show che è un po' The West Wing, un po' la nuova serie di Aaron Sorkin il cui pilot è attualmente in post-produzione (e anche un po', perché no, The Good Wife).

Perché, che so, RAI 3 non ha comprato Borgen e non lo ha doppiato (pardon, sottotitolato) come ha fatto la BBC? E, a parte questo, perché un paese con cinque milioni e mezzo di abitanti e una tradizione cinematografica indubbiamente straordinaria ma non all'altezza di quella italiana produce roba tipo Forbrydelsen e Borgen mentre noi, quando ci va bene, dobbiamo sorbirci il XIII Apostolo? Perché la mia mamma, che è persona intelligente, odia Santoro? (L'ultima domanda sembra irrelata ma non lo è, vedrete.)