domenica 8 marzo 2015

APPUNTI SULLA PRIMA STAGIONE DI MAD MEN (7-9)

Per chi è interessato a un rewatch della prima stagione di Mad Men, ogni weekend pubblicherò gli appunti su tre episodi dello show.

7 · Red in the Face

Qualche volta Betty è vegetariana, ogni tanto Roger parcheggia nel garage di qualcun altro, entrambi si son fatti da soli la loro indulgenza. Così, durante una cena alla quale Roger si è autoinvitato, lei flirta tutta la sera e lui, ubriaco, ci prova spudoratamente mentre Don è, beh, in garage.

Il bello di Roger Peanut è che siamo disposti a perdonargli tutto non appena apre bocca, perché fa ridere e, probabilmente, perché la moglie che ha tentato di farsi non è la nostra. Don, invece, elabora una vendetta diabolica: corrompe il ragazzo dell'ascensore e costringe Roger a fare ventitre piani a piedi con una crapula nello stomaco. Quello che segue è spettacolare.

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L'avventura di Campbell con il chip'n'dip (uno di quegli oggetti multitasking nei quali l'idea non è meno stupida della sua realizzazione) è tutta una metafora sessuale che finisce con un fucile e Peggy che si mangia il cervello ascoltando Serial-Killer-Peter-Humps che parla di caccia (agli orsi?).

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La ciocca di Betty era, dunque, una ciocca di Čechov.


8 · The Hobo Code

Nel mondo distopico di Atlas Shrugged immaginato da Ayn Rand (la scrittrice preferita di Bert Cooper), Atlas Shrugged racconterebbe di un mondo distopico in cui il mondo è esattamente come il nostro e non sono i capitani d'industria a scioperare ma i poveri cristi.

Non c'è niente di peggio di un miliardario che piagnucola perché il poveraccio non gli fa fare il suo lavoro, anche se — a onor del vero — l'idea risentita di Ayn Rand è più un argomento da cenone alla Confesercenti che una vera minaccia ideologica: non si è mai sentito di un miliardario che andasse in pensione per eccesso di spregio nei confronti del povero.

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Nel mondo distopico immaginato dai dirigenti di Belle Jolie, le donne sono come lemming che inseguono il precipizio di mille colori (di rossetto). La cosa scandalizza Don e persino Freddy, i quali — anche se non sanno ancora perché — sanno benissimo che anche la donna, come l'uomo, vuole scegliere. Consciamente o inconsciamente, Don e Freddy vendono a Belle Jolie un'idea di emancipazione: il rossetto come strumento di potere.

Evidentemente, il concetto è troppo controintuitivo (di nuovo, vendere il beneficio invece della funzione) e il boss di Belle Jolie è sul punto di lanciare un anatema quando Don, per salvare capra e cavoli, interviene con un grandioso "jabberwocky": basta con il kabuki, o Gesù è dentro di te o è in vacanza a Sharm el-Sheikh. Se non nella campagna, la parabola basta a ripristinare la fede nel profeta Don.

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Purtroppo, la possibilità di scegliere e marchiare il proprio uomo è anche la possibilità di scegliere e marchiare quello sbagliato, cioè Pete Campbell. Invece del kabuki, Peggy e Pete fanno Wayang kulit in ufficio e, alla fine, Peggy rimane soltanto con un pugno di ombre.

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La connessione fra droga e flashback è una costante di Mad Men, forse perché i flashback di Mad Men sembrano scritti sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente, o calmante. Oppure l'infanzia di Don è semplicemente l'infanzia più noiosa dell'Universo.

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Lo dico sempre: se volete sapere chi siete, partecipate alle foto.


9 · Shoot

E' un peccato che questo episodio non sia stato girato da John Waters. Avrebbe potuto essere l'American Horror Picture Show definitivo: la carriera da modella di Betty, l'amante italiano Gee-o-vanee, quell'abito da majorette psicopatica e quall'altro da Grace Killer, le confessioni all'analista, lo spot in PVC per Coca Cola e, soprattutto, la furia omicida scaricata sui colombi del vicino.

In Shoot, Matthew Weiner avrebbe dovuto tagliare tutto quello che non riguarda la catastrofe della femminilità e montare il resto con filmati di donne cubane eccitate da Kennedy: invece dell'abito di Don Draper allo Smithsonian oggi parleremmo di una puntata di Mad Men al MOMA.

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