lunedì 11 settembre 2017

JOSS WHEDON E LA CULTURA DELL'ABUSO

"While this account includes inaccuracies and misrepresentations which can be harmful to their family, Joss is not commenting, out of concern for his children and out of respect for his ex-wife."
Avvocato di Joss Whedon

1.

L'avvocato di Joss Whedon sarebbe un villain magnifico nell'universo di Buffy/Angel, un degno rappresentante della Wolfram & Hart. Tristemente, l'avvocato di Joss Whedon è una persona reale e rappresenta il vero Joss Whedon, quello in carne e ossa che ha creato Buffy, Angel e Firefly.

While this account... a quale resoconto si riferisce l'avvocato di Whedon? A questo di Kai Cole, la ex moglie di Whedon che racconta dei tradimenti di Whedon e dell'ipocrisia di Whedon e in generale, come direbbero un paio di tizi che conosco, di Whedon e 'sticazzi. Se non hai letto con attenzione (o del tutto) quello che chiaramente non è uno "sfogo emotivo" ma una ponderata, vulnerabile espressione dei sentimenti di Kai Cole lasciamoci qui, defolliamoci (se si dice così) senza nessun rimpianto...



While this account includes inaccuracies and misrepresentations... "Ancora oscura, strampalata, messaggera di verità o menzogna e che rischia di gettare fango e ombre su un'istituzione..." (Marco Gasperetti, Corriere della Sera, 7/9/2017). La strategia è sempre la stessa, cambi paese, cambiano le circostanze, i protagonisti ma se una donna denuncia un uomo per un reato sessista—no dai, più o meno qualsiasi reato— la prima cosa che ti viene in mente è che stia sparandola grossa, a maggior ragione se il maschio che viene colpito rappresenta un'istituzione o, nel caso di Whedon, è di per sé un'istituzione...

Se non vedete le analogie tra ciò che ha fatto Whedon (distruggere lentamente, inesorabilmente la moglie) e ciò che potrebbero aver fatto i due carabinieri dei fatti fiorentini (distruggere repentinamente, inesorabilmente le due studentesse americane), potreste provare a cambiare le vostre idee sulla natura del maschilismo o del sessismo (che poi è solo un altro nome nome per il maschilismo rivolto a qualsiasi altro genere).

Non esiste sessismo delle donne nei confronti degli uomini (sarebbe il femminismo?) o sessismo dei gay nei confronti degli eterosessuali o dei transgender nei confronti dei crossdresser o degli heteromantic nei confronti dei bicurious, non si è mai visto un branco di donne braccare un maschio bianco eterosessuale e stuprarlo di fronte alla moglie, in spiaggia magari, come nel caso dei recenti eventi di Rimini; e per ogni saltuario abuso di una donna nei confronti di un uomo (leggi pure dell'oppresso nei confronti dell'oppressore) si legge di mille, diecimila abusi di uomini su donne... Ma il maschilismo quotidianamente presente sui giornali di tutto il mondo è solo la punta di un iceberg che continua sommerso e silenzioso in ogni angolo di quella che chiamiamo società civile. Non mi riferisco solo ai veri e propri crimini sulle donne che vengono continuamente commessi e spesso spariscono nelle sabbie mobili del domestico, cioè di quello che oggi chiamiamo l'ambito della privacy, ma al sistematico abuso del femminile da parte del maschile a cui proprio Buffy ci ha reso sensibili.

La dichiarazione dell'avvocato di Whedon ne è un esempio: inaccuracies and misrepresentations which can be harmful to their family... In pratica, se abusi di tua moglie per oltre un decennio, se abusi della sua fiducia e del suo amore, se abusi del tuo potere per scopare con le tue impiegate, insomma non sei tu che nuoci alla tua famiglia ma è la persona di cui tu hai abusato per anni e che trova finalmente il coraggio—essendo tu, fra l'altro, un personaggio pubblico con una certa fama di femminista—di raccontare a tutti la sua esperienza. Abbiamo visto questa storia troppe volte, la donna abusata viene ricollocata nella tipica narrativa della donna scornata che vuole vendicarsi e da qui incomincia il massacro...  Perché con queste inaccuratezze e rappresentazioni ingannevoli fai del male alle persone che dovresti amare, o donna?

E' interessante il fatto che i commenti all'articolo originale di Kai Cole e ai vari articoli che hanno riportato questa storia, quando non provengono palesemente da qualche topo fuor di fogna (Reddit) si dividono nettamente in due categorie: i commenti che identificano l'abuso sessuale solo con l'abuso di potere (scoparsi le impiegate, cosa che Whedon ammette in una lettera citata alla lettera da Kai Cole) e quelli per cui l'abuso di potere fa parte dello stesso pattern del tradimento: i primi sono commenti principalmente maschili, i secondi principalmente femminili. Per i primi vabbé dai, il tradimento però è un'altra cosa, cazzo c'entra qui, la cosa grave è che Whedon abbia abusato del suo potere per farsi cast&crew di Buffy... per i secondi, no aspe' non hai capito un cazzo tu, non c'è niente di più maschilista che distruggere la donna che ami, che ha contribuito a farti diventare quello che sei e poi, quando arriva il momento di giustificarti, le scrivi che non è colpa tua, che non eri tu ma un virus greco* che, dai, è veramente la scusa migliore che ti sia venuta in mente? Perché, davvero, se questa è la verità non c'è niente di greco ma solo puro, inequivocabile, maschilismo.

* Una parte di una lettera scritta da Whedon e citata da Kai Cole: "When I was running ‘Buffy,’ I was surrounded by beautiful, needy, aggressive young women. It felt like I had a disease, like something from a Greek myth. Suddenly I am a powerful producer and the world is laid out at my feet and I can’t touch it."

Joss is not commenting, out of concern for his children and out of respect for his ex-wife... Joss non ha altri commenti da fare... a parte, eh, quello che ha appena detto per mettere in dubbio la credibilità della signora Cole... infatti Joss, indipendentemente da quello che ha fatto (o non ha fatto, perché ricordatevi che l'articolo della signora Cole è pieno di imprecisioni) è un padre premuroso e un marito rispettoso...

Il messaggio dell'avvocato di Whedon, oltre a colpevolizzare ignobilmente Kai Cole per tutte le conseguenze di ciò che ha fatto Whedon (ecco, guarda un po' che pasticcio, adesso hai rovinato i nostri figli per sempre!) si appella a qualcosa che è profondamente integrato nel nostro modo di pensare: se non c'è stupro, se c'è solo abuso sessuale allora i panni sporchi si lavano in casa. D'altra parte, chi non ha mai ricevuto una palpata dello zio bavoso o magari una frullata di mano tra le cosce? Chi può dire di non aver mai subito alcun abuso—abuso, dai... non esageriamo!—sessuale? E chi può negare che in fondo in fondo non gli sia un po' piaciuto?

Lo stupro, se (e solo se) dimostrato, è l'unica eccezione all'idea piuttosto comune per cui chi subisce un abuso sessuale sia in parte responsabile, ovvero complice, di quell'abuso (per questo anche gli stupratori, come uno dei carabinieri dei fatti di Firenze, si indignano quando vengono accusati di stupro)... fermo restando il fatto che finché lo stupro non è dimostrato quel dubbio rimane... "Oscura, strampalata, messaggera di verità o menzogna..." era la storia delle due ragazze americane il giorno del fatto secondo il Corriere della Sera, mentre la mattina dopo era un po' meno strampalata e la sera uno dei due carabinieri aveva sostanzialmente confessato... ciò nonostante, i dubbi rimangono...

La presunzione di complicità della vittima di un abuso è un argomento logico che fa leva sul consenso (una parola a sua volta abusata): se c'è consenso allora non c'è abuso... ma cosa è consenso? Dire di sì o non dire di no o entrambi? Ci sono forse diversi tipi di consenso, e quanti allora?  Il consenso è implicito o esplicito, è diretto o indiretto? Assenso consenso? Silenzio assenso? Vostro Onore, Lei prima di tutti capisce benissimo quanto sia difficile definire la cosa. E allora dobbiamo dire che se la Cole ha subito per quindici anni gli abusi del Whedon, se non ha mai reagito a questi abusi è evidente, dobbiamo ammettere che senza ombra di dubbio era, non possiamo esimerci dal dirlo, partecipe volontariamente o inconsciamente o insaziabilmente... Senza contare, suvvia, che il Whedon è produttore hollywoodiano e solo una persona instabile potrebbe ignorare che in quella posizione il mio cliente è stato costretto a accettare le avances delle bellissime donne che lo circondavano... la vera vittima qui è il Whedon...

"...signori, una violenza carnale con fellatio può essere interrotta con un morsetto... l'atto è incompatibile con l'ipotesi della violenza: tutti e quattro avrebbero incautamente abbandonato nella bocca della loro vittima il membro, parte che per antonomasia viene definita delicata... dell'uomo...."
Processo per stupro (1979) 

2.

La citazione qui sopra proviene da un film del 1979 che documenta il processo per lo stupro di una ventenne da parte di quattro quarantenni (su YouTube si trovano alcuni spezzoni del documentario) ed è stata usata da Gianluca Nicoletti durante la trasmissione del 7 Settembre di Melog, una puntata sugli stupri di Rimini avvenuti qualche giorno prima; una puntata improvvisata (a detta dello stesso Nicoletti), che comincia piuttosto sobriamente ma presto trascende in argomentazioni assurde tipo: negli anni '70 (vedi Franca Rame) raccontare i dettagli di uno stupro aveva valore etico, didattico, oggi i dettagli offuscano la coscienza (?) e "non è giusto" (?) conoscerli...

Che non sia giusto sono le parole di Annalena Benini, una giornalista del Foglio autrice di un breve articolo intitolato "L'uso pornografico dei verbali della polizia" che in sostanza rappresenta lo spunto per la trasmissione di Nicoletti intitolata "Se lo stupro diventa pornografia". La tesi di entrambi i giornalisti è che la pubblicazione dei dettagli degli stupri di Rimini sia in sostanza un atto pornografico (nota Nicoletti che addirittura un titolo di Libero include l'espressione "doppia penetrazione"). Questa esposizione dei più crudi dettagli dello stupro (di qualsiasi stupro) istigherebbe "gli istinti bestiali della gente" (Nicoletti lascia che a dirlo sia un ascoltatore di nome Filippo). Non solo, un altro ascoltatore di nome Eugenio, ex dipendente della Croce Rossa, nel corso della sua carriera ha soccorso tre donne stuprate e la cosa che lo ha sconvolto di più è "che la persona dall'altra parte non giudichi più l'uomo in quanto soccorritore ma in quanto appartenente allo stesso genere di quello che gli ha fatto male. Si ha l'idea, la sensazione, di ritornare molto a istinti primordiali e bestiali...". Aggiunge Nicoletti: "scatta un meccanismo atavico e profondo per cui ci si rende conto che l'uomo, che rivela una sua natura belluina, feroce, probabilmente [presente] dentro ognuno di noi prima di accettare un processo di civilizzazione... [insomma] ogni uomo diventa un potenziale stupratore?".

Uno degli ultimi ascoltatori che interviene, Antonino, dice che certe notizie vengono pubblicate dai giornali perché rappresentano un certo servizio per la gente che vuole un certo tipo di informazione, e cita Cronaca Vera, Ecco, Chi... Nicoletti lo interrompe: questi sono giornali che si comprano "per divertimento, per trastullo", non sono giornali seri... Antonino non può replicare.

"Come mai non chiama nessuna donna?" si chiede Nicoletti verso la fine della trasmissione... (silenzio dissenso?)

La tesi che lo stupro sia una cosa bestiale, animalesca non ha alcuna consistenza. Lo stupro non è una strategia evolutiva e non serve essere laureati in biologia per saperlo: basta aver visto, che so, qualche documentario di David Attenborough per sapere che la riproduzione è basata su rituali competitivi o lunghi, dispendiosi corteggiamenti. La strategia della natura è la seduzione non la violenza carnale e i rari casi di stupro del mondo animale avvengono all'interno di specie intelligenti che hanno strutture sociali più o meno sviluppate (oranghi, delfini). L'animale con la struttura sociale più complessa, l'uomo, è quello che stupra di più, regolarmente, metodicamente. E' anche l'unico in cui l'abuso è regolare, metodico e sessuale.

Allora, se la pubblicazione dei verbali di uno stupro rientra certamente nel'ambito di quelle scelte che dovrebbero mettere a dura prova l'etica di una redazione giornalistica, è anche vero che non c'è nulla di pornografico in sé in un verbale di stupro, a meno che non venga letto da un occhio eroticizzato dall'abuso, da un occhio pornografico. Ha ragione l'ascoltatore Antonino a citare Cronaca Vera o Chi perché quei trastulli, così come il trastullo di una pornografia che in gran parte degrada la donna (anche all'interno del business), sono esattamente le cose che hanno educato l'occhio a una lettura pornografica dell'abuso sessuale.

Il titolista di Libero che ha usato l'espressione "doppia penetrazione" non ha fatto altro che accogliere nel linguaggio una cultura diffusa, peraltro analoga a quella che si rispecchia in tutti gli altri titoli di Libero o nello stesso linguaggio che usa la giornalista Benini nel suo articolo: "ferocia assoluta... accanimento spaventoso... il pentimento che dovrebbe mantenerci umani... l'inferno di quella notte", e ancora, "pubblicare quei dettagli è allo stesso livello di suonare alla porta di una madre a cui hanno appena ammazzato il figlio e chiederle: cosa prova?, ficcandole una telecamera in faccia... il piacere dell'orrore...". Se la pornografia è la rappresentazione grafica di un atto di prostituzione, il giornalismo contemporaneo ne abbraccia felicemente lo spirito, soprattutto quando ignora la cronaca dei fatti e li trascende in una retorica erotico-populista che, chiaramente, istiga il pubblico più di quanto non faccia un verbale di polizia; per non dire quando rinuncia completamente ai fatti per seguire un'agenda politica... cioè sempre...

O quasi, perché nel caso degli stupri di Firenze nessuno è riuscito a trovare l'agenda giusta. All'inizio i giornali hanno provato a colpevolizzare le studentesse americane (un genio del male quello che ha pensato a una truffa nei confronti dell'assicurazione) ma, via via passavano le ore, la cosa è diventata insostenibile. E così, senza agenda, lo stupro ha perso le sue vittime e le ha sostituite con un'altra vittima che si declina al femminile ma non ha molto di femminile: l'Arma. Nessuno parla di quello che è effettivamente accaduto alle ragazze americane (e soprattutto delle conseguenze) perché l'unico problema dei giornali (e apparentemente di Maria Elena Boschi) è lo stupro dell'Arma: quello che i due carabinieri hanno fatto alle ragazze è niente rispetto a quello che hanno fatto a una delle più importanti istituzioni della Patria.

Di nuovo si ha la sensazione che tutti pensino che sarebbe stato meglio lavare i panni sporchi in casa.

Signorina vogliamo... non so, se lei vuole istruirmi un processo a posteriori...
Indro Montanelli

3.

Un video del 1972 si aggira per Internet. Protagonisti Indro Montanelli, Elvira Banotti e Gianni Bisiach. Nel video Montanelli racconta di quella volta che comandò una "banda indigena" in Africa Orientale... Montanelli, che è un fenomeno di deflessione, non racconta questa esperienza in prima persona: è talmente distaccato da quello che accadde quando a 24 anni, lui un uomo bianco, fu messo a capo di "100 uomini neri" in Africa Orientale, che ne parla come se questa fosse stata l'avventura di qualcun altro (di un ragazzo), soprattutto un'avventura che agli occhi di un uomo maturo (lui, il Montanelli del 1972) fu di una stupidità senza fine... A questo punto Gianni Bisiach tira la bomba:

— Dicono anche che lei aveva una... una moglie diciamo, indigena molto bella...
— Sì, pare che avessi scelto bene. Era una bellissima ragazza bilena di dodici anni, e come per scusarsi ma non proprio aggiunge: Scusatemi, ma in Africa è un'altra cosa.

Montanelli l'aveva regolarmente sposata questa "bellissima ragazza bilena" senza un nome, questa "sua moglie" (cioè l'aveva, parole sue, "comprata dal padre"). Interviene Elvira Banotti: insomma, lei non si è preoccupato affatto a ventiquattro anni di aver violentato una bambina di dodici anni perché in Africa queste cose si fanno? Montanelli ribatte:

— No signorina guardi, sulla violenza nessuna violenza perché le ragazze in Abissinia si sposano a dodici anni.
— Lo dice lei. Se lo facesse in Europa rischierebbe di violentare una bambina.
— In Europa sì ma lì no.
— Che differenza crede che esista dal punto di vista biologico o psicologico anche?
— No guardi, si sposano a dodici anni, non è questione, a dodici anni [si] sposano.

Elvira Banotti, che era nata e aveva vissuto in Eritrea, fa notare a Montanelli che il suo comportamento è in linea con quello dei soldati di qualsiasi esercito colonialista. Montanelli:

— Ma signorina vogliamo... non so, se lei vuole istruirmi un processo a posteriori...

(Indro, tutti i processi sono a posteriori. Ma capisco, lo vedo cosa volevi dire qui. Dopo il fattaccio, dopo le "stupidate" che hai fatto a 24 anni, sei diventato un altro uomo, non sei più quel ragazzo là, e dunque come può chiunque giudicarti per ciò che non sei più, per ciò che, in fondo, ha fatto un'altra persona?)

Segue qualcosa di molto interessante: Banotti critica i rapporti attuali di Montanelli con le donne (che rispecchierebbero il passato colonialista) e l'incapacità di Montanelli di vedere la donna in una "funzione diretta, attiva e diversa".

— Può darsi, dice Montanelli disinteressato più che sconfitto.
— E questo è un po' il dramma degli uomini della sua generazione, dice Banotti.

E Montanelli, come risvegliandosi da un torpore, dice:

— Della mia generazione... solo?
— Credo.
— Vabbè.

Il fatto è che io credo a Montanelli, all'inizio e soprattutto alla fine. Elvira Banotti descrive i fatti per quel che sono (colonialismo! razzismo! maschilismo!), Montanelli descrive i fatti per come li ha vissuti e presumere che ci sia ipocrisia in ciò che fece è una forzatura. C'è un po' di ipocrisia in ciò che dice nel 1972 o piuttosto imbarazzo, disagio: il Montanelli del 1972 sa che il Montanelli del 1933 ha fatto qualcosa di deplorevole agli occhi di Elvira Banotti e dell'etica del 1972, d'altra parte son passati quarant'anni e non sono pochi... E cosa è cambiato in quarant'anni? E' il dramma solo della mia generazione, chiede Montanelli? E si vede benissimo che per la prima volta da quando Elvira Banotti lo ha attaccato, Montanelli ha un vantaggio tattico: vabbè... se vuoi illuderti che gli uomini siano cambiati, oh, fatti tuoi...

Alla resa dei conti Montanelli ha avuto ragione: gli uomini non erano cambiati nei quarant'anni che lo separavano dalle sue "stupidate" razziste, pedofile e maschiliste in Eritrea e non sono cambiati nei quarant'anni successivi. Il maschilismo, cioè il sessismo resta uno dei grandi mali del 21° Secolo e la psicologia da stupratore di Montanelli continua a essere diffusa quanto se non più di prima.

Così, se gli stupri di Rimini sono un palese atto criminale, uno stupro tout court (gli stupratori volevano stuprare le loro vittime), quelli di Firenze invece sono stupri alla Montanelli: il carabiniere quarantenne in lacrime dice di non aver fatto ciò che ha fatto perché la ragazza non era ubriaca (dunque come potrebbe essere stupro, avete mai provato a stuprare una donna sobria?) e perché dimostrava trent'anni e non venti (dai, non è possibile stuprare una donna esperta... basta un morsetto, no?). Non solo, la sequenza degli eventi sembra provenire direttamente dall'immaginario pornografico, la divisa, l'auto di pattuglia, il rimorchio delle due americane ubriache di fronte alla discoteca, le insistenze (dissenso consenso?) e poi lo stupro. Quando incomincia la complicità delle vittime in questa storia? Probabilmente prima ancora che entrino in scena, sulla barra delle fantasie sessuali nel browser mentale dei due carabinieri, o ancora prima, nella generica supposizione che p.e. una studentessa americana mezza ubriaca sia una scopata facile, cioè nel più vile maschilismo.

Lo stupro incomincia molto prima dell'atto dello stupro e se l'atto dello stupro è il crimine perseguibile e punibile, ciò non significa che la psicologia da stupratore che permea il maschile (ovunque nel mondo) sia meno criminale.

I don’t have any real way to prove that, but certainly the anonymity of social media and the internet has allowed for a belligerence and a misogyny that maybe had no other outlet. It’s astonishing how universal it is whether you’re 14 or 70, if you’re a woman and you have an opinion, what is directed at you right now. I can’t help but think that a half century of legalised objectification [leggi pornografia] hasn’t had an effect."
David Simon (Intervista su The Guardian, 10/9/17)

4.

L'abuso sessuale degli uomini nei confronti delle donne è incessante ma si potrebbe, si dovrebbe andare oltre: una parte della popolazione maschile vive nell'illusione, nella fantasticheria whedonesca di essere femminista, come se per essere femministi, o meglio per non essere maschilisti bastasse un like a una donna o il retweet di un articolo che condanna il maschilismo  (e Whedon ha fatto molto più di questo!). Questo comportamento potremmo chiamarlo "Sindrome Montanelli", una inconsapevolezza consapevole, una zona grigia in cui puoi fare un po' quel cazzo che ti pare, tanto o era legale, uso e costume o era colpa degli altri (ricordate la lettera di Whedon: "ero circondato da donne giovani, aggressive, bisognose ['needy', cioè 'emotionally demanding']")...

Cosa possiamo fare di fronte a questi casi? Cioè di fronte a un maschilismo talmente integrato da essere indistinguibile dal femminismo?

Dopo quindici anni di abusi da parte di Joss Whedon, Kai Cole è una persona a pezzi che, non diversamente da una vittima di stupro, dovrà nei prossimi mesi e anni convivere con la Sindrome da Stress Post-Traumatico: Whedon non l'ha spogliata della sua umanità ma di tutto ciò che in generale serve a godere della nostra umanità, a cominciare dalla fiducia in noi stessi...

Poiché le barriere psicologiche di un individuo sono invisibili ciò non significa che quando vengono infrante i danni siano inferiori o diversi da quelli che avvengono per un contatto fisico. Il sessismo, come il razzismo, sfrutta la zona grigia tra visibile e invisibile (e nell'invisibile metterei anche "l'ambito della privacy", il domestico) come una zona franca in cui tutto è possibile, dall'abuso allo stupro. Potremmo anche chiamarla "zona del consenso" perché è quella zona dove per il solo fatto che ci sia un abuso deve esserci per forza anche un consenso a quell'abuso, altrimenti come sarebbe potuto avvenire l'abuso in primo luogo? ("So di aver fatto una cosa inqualificabile, ma lei era consenziente", ha detto uno dei carabinieri, cioè, vedete, io posso aver commesso un crimine solo se lei era d'accordo.)

Il tutto condito dalla fiabetta della parità dei diritti che è diventata la scusa preferita del maschile per giustificare gli abusi sul femminile (siccome adesso tu puoi farmi le stesse cose che ti ho sempre fatto, non puoi lamentarti se io continuo a farle). Una parte dell'arringa di uno degli avvocati di Processo per stupro è in questo senso illuminante:

"La violenza c'è sempre stata [...] Non la subiamo noi uomini? Non la subiamo noi anche da parte delle nostre mogli? E come non la subiamo? Io oggi per andare fuori ho dovuto portare due testi con me! L'avvocato Mazzucca e l'avvocato Sarandrea, testimoni che andavo a pranzo con loro, sennò non uscivo di casa. Non è una violenza questa? Eppure mia moglie mica mi mena. È vero che siete testimoni? Siete testi? E allora, Signor Presidente, che cosa abbiamo voluto? Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto [che n.b. è la stessa cosa che pensa il sindaco di Firenze delle americane], non si sarebbe verificato niente."

Sembra un discorso vetusto e anacronistico ma è l'esempio di una ferita aperta che non si è ancora rimarginata... Il fatto è che da quando donne e neri—o qualsiasi altra categoria oppresssa—hanno raggiunto la parità dei diritti, si sono comportati nei confronti dei loro oppressori con una grazia che non ha pari nella storia dell'umanità. Se io fossi una donna o un nero vorrei solo distruggere tutto. Ma forse è questo il problema, io sono un maschio bianco eterosessuale e se fossi un oppresso agirei esattamente come un oppressore.

P.S. E grazie tante a Joss Whedon che mi ha dato gli strumenti per disprezzarlo.

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