lunedì 21 novembre 2011

THE GOOD WIFE E L'ATTACCO DEI DRONI

La prima cosa che c'è nell'episodio di The Good Wife intitolato Whiskey Tango Foxtrot (wtf, "what the fuck" in linguaggio militare) è un ipnotico cold open che mette in scena l'ironia della guerra fatta coi droni.

Lo so che non avrei dovuto usare la parola "ironia" ma "atrocità". Tuttavia, che la guerra sia atroce lo sappiamo anche senza i droni, mentre l'ironia di questi veicoli di distruzione chiamati UAV, cioè Unmanned Aerial Vehicles (sarei tentato di tradurre Veicoli Aerei Inumani), è che — come vediamo nell'episodio — se è vero che proteggono la vita del pilota (che manovra l'aereo da una vantaggiosa distanza di sicurezza), è anche vero che non lo esentano dalla responsabilità delle azioni che il drone compie (quando inventeranno un drone per comandare i droni, la guerra non sarò più colpa di nessuno.)

Dal teaser dell'episodio non capiamo se il pilota telematico sergente Elkins (intepretata da Pepper Binkley) sia colpevole di aver disintegrato quattro bambini insieme a qualche possibile terrorista, ma vediamo ciò che descrive un ex agente della C.IA. citato da Jane Mayer in un famosissimo articolo sui droni pubblicato su The New Yorker qualche anno fa:

People who have seen an air strike live on a monitor described it as both awe-inspiring and horrifying. “You could see these little figures scurrying, and the explosion going off, and when the smoke cleared there was just rubble and charred stuff,” a former C.I.A. officer who was based in Afghanistan after September 11th says of one attack. (He watched the carnage on a small monitor in the field.) Human beings running for cover are such a common sight that they have inspired a slang term: “squirters".

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E' probabile che ai nostri occhi l'attacco del drone in Whiskey Tango Foxtrot sia solo come un teaser di Call of Duty su YouTube, e il fatto che il processo al sergente Elkins verta principalmente su dettagli tecnici (per esempio, se un contrordine sia o meno arrivato prima che schiacciasse il bottone "fire" sul joystick) e, in seguito, sul sospetto sessismo di un collega soldato, non aiuta a "staccarsi dal distacco" che l'effetto-videogame produce fin dalla prima inquadratura.

Non so, sono indeciso. Da un lato la scelta di non drammatizzare troppo la storia dei civili morti nel bombardamento del drone è saggia e, così mi sembra, coerente con il fatto che un tribunale militare non può che giudicare il crimine di Elkins nel contesto in cui è avvenuto, cioè la guerra (in altre parole, Elkins non può essere giudicata per aver ucciso qualcuno ma solo per averlo fatto o meno secondo le regole — il che, se ci pensate, è agghiacciante). D'altra parte, la quasi totale assenza di una prospettiva emotiva rende un po' meno toccanti le informazioni che Alicia ci fornisce attraverso i suoi interrogatori e controinterrogatori. Per esempio, il fatto che gli omini che fuggono in tutte le direzioni — e che non sono Sims — vengano chiamati macabramente "squirters" (direi che potrei tradurre "spruzzetti"); o il fatto che anche i soldati-a-distanza si impasticchino o, ancora, che i droni siano fallibili (secondo la New America Foundation, sono non combattenti un terzo dei morti negli attacchi dei droni — e scusate se il fantasma di Lucas aleggia ogni volta che uso questa espressione).

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Ovviamente, il problema è complesso perché per gli americani qualsiasi cittadino adulto vestito da afghano è un terrorista e perché, in effetti, qualsiasi cittadino adulto afghano potrebbe essere un terrorista. Ma la cosa più interessante al proposito è che molti commentatori statunitensi sostengano che le morti civili sono infine colpa dei terroristi perché questi non rispettano le regole di ingaggio (cioè si mescolano ai civili); come a dire che in qualsiasi guerra partigiana la colpa delle morti civili ricade sugli stessi partigiani perché, per combattere, si mimetizzano con i non combattenti (i quali, in genere, sono partigiani anche loro, della pace).

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Nonostante i sospetti di sessismo cui ho accennato sopra e nonostante il sospetto che possa essere un capro espiatorio, Elkin viene condannata perché, come dice il giudice, il sergente ha de facto ucciso nove civili fra cui quattro bambini, e così sia.

La sensazione che rimane, però, è indipendente dal risultato del processo: è quella di una ragazzina della Generation Y che non riesce a capacitarsi della differenza fra un videogame e la realtà. Gettata nella guerra, è magari la vittima del sessismo del collega o il capro espiatorio per l'esercito, ma più di ogni cosa è smarrita nell'incolmabile distanza fra la fantasia e il reale, fra la vita e la morte, fra la guerra che fu e quella che è.

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