martedì 23 gennaio 2018

DILEMMI: CHI SALVERESTE TRA WOODY ALLEN, ROMAN POLANSKI E PIERLUIGI BATTISTA?

Pierluigi Battista è preoccupatissimo per le opere d'arte. Aiuto, aiuto c'è "un'ondata di perbenismo oscurantista" alle porte! Che so, in Turchia o Russia o Cina... No, aspetta, non è questione, il problema semmai è che il film di Woody Allen potrebbe non uscire perché "il mondo sta veramente discutendo se sia il caso" e questa è "la spia di un clima tremendo di intimidazione". Che brutta fine... E soprattutto: da quando quelli del Corriere non sono più i perbenisti per antonomasia?



L'unica ragione per cui il film di Woody Allen uscirà o non uscirà (e prima o poi uscirà in qualche forma) è commerciale: se l'uscita danneggia il distributore semplicemente non uscirà, altrimenti uscirà. Infatti, non si tratta di "cancellare l'arte per colpire retroattivamente l'artista" (una frase che non ha alcun senso... al limite Battista avrebbe dovuto scrivere "cancellare l'arte per colpire l'artista adesso") ma di un regista che si è trovato, per usare un'espressione fin troppo semplicistica, in mezzo a uno scandalo e, come dicono i media americani, è diventato "tossico".

Film come Annie Hall o Crimes and Misdemeanors non sono meno intelligenti o artistici perché Woody Allen potrebbe aver molestato Dylan Farrow quando era bambina né rappresentano un'attenuante—se credete a Dylan Farrow—per quello che Allen avrebbe fatto. Piuttosto, vengono trascinati inevitabilmente nello scandalo che ha travolto Allen e che, come qualsiasi scandalo, tocca la nostra innocenza—vera o presunta—e ci mette di fronte a dilemmi più che altro personali: riuscirò a vedere un film di Woody Allen con la stessa gioia? Riuscirò a vederlo del tutto? Mi dirà le stesse cose che diceva prima...

Non è vero che tutto il mondo sta discutendo se censurare Woody Allen (questa è la prima inesattezza di Battista), piuttosto è vero che tutti quelli che hanno amato o amano Woody Allen si fanno qualche domanda proprio perché, al contrario di quel che pensa Battista, distinguono—più che tra opera e artista, tra artista e uomo.

La seconda inesattezza di Battista—la seconda di tante—è che la recente protesta alla Cinémathequè français per una retrospettiva dei film di Roman Polanski avesse il fine di censurare la visione dei film quando, come si legge su Le Monde e su molte altre fonti un po' più dirette, è chiaro che la protesta non era né contro l'artista né contro le opere ma proprio contro l'uomo e, volendo, contro la Cinémathequè che ha deciso in questo particolare momento di glorificare Polanski (accusato da quattro donne di stupri avvenuti tra gli anni '70 e '80 quando queste erano minorenni; senza contare lo stupro del '77 subito da Samantha Galley e accompagnato da prove schiaccianti, a causa del quale Polanski—reo confesso del rapporto con l'allora tredicenne—non può mettere piede negli Stati Uniti).

Le informazioni che Battista riporta subito dopo sono irrilevanti, persino inconsistenti, tanto che è quasi impossibile trovarle su Google, sotterrate in pratica sotto a qualsiasi altra cosa. Se Battista vuole ricordarci che, periodicamente, qualche idiota organizzato vuole censurare questo libro o quell'altro o tagliare qualche battuta di Shakespeare, okay, grazie tante, ma non è una novità... Come non lo è l'entrata in scena di Celine, immancabile simbolo di libero pensiero che carica Battista—un "intellettuale di regime"—a tal punto da ribaltare con nonchalance la storia e trasformare il tipico risentimento nei confronti degli artisti e intellettuali da parte di nazismo e stalinismo in—no, seriamente—amore reciproco.

Però la cosa più avvilente dell'articolo di Battista non è questa ma la difesa vaga, generica delle opere d'arte di artisti criminali che è all'origine del falso problema alla base dell'articolo o, se preferite, di una minaccia inesistente, di certo una minaccia meno concreta del lasciare a piede libero un pedofilo seriale. Il vero problema, la vera minaccia e la vera realtà di paesi come la Turchia è piuttosto il viceversa, cioè la condanna degli artisti a causa delle loro opere, la criminalizzazione e l'intimidazione degli artisti a causa di ciò che creano.

Come certi critici del #metoo, aspettandosi chissà cosa Battista reagisce preventivamente e a pieno regime quando non c'è nessun pericolo reale, anzi le critiche a Woody Allen o Polanski (entrambi liberi, ammirati e rispettati, l'ultimo un fuggiasco per gran parte della vita) sono immensamente più sobrie di quel che ci si potrebbe aspettare. Allo stesso tempo Battista non capisce il senso profondo delle ultime manifestazioni che può essere tranquillamente esteso alle migliaia di artisti e intellettuali che sono criminali non perché hanno commesso un crimine (come Polanski) ma solo perché hanno espresso se stessi, le proprie idee, la propria sessualità o semplicemente la propria vitalità.

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